QUARANTENNALE TESTIMONIANZA DI GIORGIA FELLI

 

Giorgia Felli ha fatto parte della Compagnia Teatro dell’Appeso nell’ultimo decennio del secolo scorso, un decennio ricco di eventi culturali, spettacolari e didattico-pedagogici. In quegli anni novanta, Giorgia ha partecipato come attrice a numerosi spettacoli. Le foto che vedete la ritraggono in un momento di relax delle prove (io, Giorgia e Vilma Marcoccia ridiamo di cuore, a riprova del fatto che, come affermava giustamente Vittorio Gassman, “in teatro ci si diverte soffrendo”), nel recital poetico “La barca dell’amore” (con Paola Fontana e Marina Testa), nel “Miles gloriosus” di Plauto e  nel recital-concerto per voci e silenzi “Il delitto di sognare” da “Le notti bianche” di Dostoevskij, spettacoli nei quali io ero attore e regista. 

Oggi, Giorgia vive a Roma, è stata dirigente al Ministero della Difesa fino all'anno scorso e attualmente lavora alla Presidenza del consiglio dei ministri nel settore degli appalti pubblici. Il teatro, però, le è rimasto nel cuore e, con il marito Fabrizio,  cerca di andare spesso a teatro, più che a cena fuori.

 

Amedeo di Sora

 

 

<< Caro Amedeo, 

rispondo con un po' di ritardo, ma volevo raccogliere i pensieri per poter ricordare e celebrare in qualche modo un esperimento teatrale, ma prima ancora umano, sociale, di formazione, che se ha varcato la soglia dei 40 anni può dirsi completamente riuscito. 

Per quanto riguarda la mia esperienza nella Compagnia Teatro dell'Appeso, si è trattato di una combinazione fortunata. Volevo studiare dizione soprattutto e avvicinarmi al teatro che mia madre già era riuscita a farmi amare in tenera età, ma non avrei mai immaginato di arrivare a farne parte. 

Così in un momento della nostra vita in cui eravamo troppo giovani per quasi tutto, tu Amedeo ci hai dato fiducia lasciandoci "calcare", anche con qualche impaccio, il suolo di un mondo magico che non può essere immaginato senza averlo vissuto. 

Di quegli anni mi rimane il ricordo della serietà degli impegni presi, la difficoltà e la fatica di provare tutte le sere in prossimità di un evento, ma anche la sensazione di essere parte di una creazione... Nel vero senso della parola. Perché le scene provate tante volte, improvvisamente cambiavano forma per un'intuizione o una svista dei già bravissimi Davide e Valentino, guidati e mai limitati dalla tua esperienza  di maestro e complicità di compagno di giochi. 

Mi rimane il senso profondo di un'amicizia che ci ha fatto ridere, sognare e ci ha accompagnato e sorretto per anni mentre nel resto della nostra vita capitava altro. 

Pur amando moltissimo il teatro, che in questa quarantena è stata una delle cose di cui più ho avvertito la mancanza, non avevo il talento di tanti che mi sono passati accanto nella compagnia, eppure anche in me quegli anni a provare, a mettersi in gioco senza rete, ad aspettare con il cuore in gola l'apertura del sipario e alla fine il responso del pubblico, hanno lasciato il segno. 

E quando mi dicono che non sono timida, e lo sono eccome, o che so parlare in pubblico senza tremare, c'è dentro di me un pezzetto di quel mondo che continuo a portarmi appresso e che mi ha reso la persona che sono. 

Caro Amedeo, per tutto questo, per il coraggio, il sogno e per il pizzico di follia che hai saputo far germogliare in me e in tantissimi altri voglio dirti grazie, e spero davvero ci sia occasione per rincontrarci e festeggiare il bel tempo passato insieme. 

Un abbraccio pieno di affetto,

Giorgia >>

 

 

 

 

 

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